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Wednesday, 10 January 2018 09:07

Breakfast (and outfits) at FABI – Parte 4

 
 

I film che hanno segnato la Storia…e gli outfit di FABI – Quarto Episodio

L’immaginario femminile occidentale delle ultime quattro-cinque generazioni è stato segnato per sempre da quella semplice scena in “Colazione da Tiffany”: Audrey Hepburn, semplicemente divina, in quel suo abitino nero senza maniche, lo sguardo addormentato coperto dagli occhialoni neri, il famigerato cornetto sgranocchiato in una mano e il caffè nell’altra, la vetrina più chic della Fifth Avenue…e uno scrittore affascinante da fare innamorare.
Da quel 1961 le camerette delle donne di qualsiasi età continuano a popolarsi di poster, foto e riproduzioni di quel momento iconico, sognando quell’istante, immaginando di vestire e camminare proprio come Lei.

Noi di FABI abbiamo seguito ispirazioni come questa per legare ai nostri outfit alcuni titoli altrettanto memorabili, fantasticando sui personaggi più celebri del Cinema con le nostre creazioni addosso…e perchè no, pure Voi. Seguiteci, in questo quarto episodio di Breakfast (& outfit) at FABI…

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FOR WOMEN

1) Inspired by “The Royal Tenenbaums” 

Le simmetrie uniche, originali e irreplicabili del regista Wes Anderson, al servizio di una Gwyneth Paltrow mai così intrigante e vivace, con un cappotto animalier in lana e tessuto per lasciare un segno in chiunque ne incroci il passo. Rimanere impressi nelle menti altrui, sempre e comunque: è uno dei tratti distintivi sia del cinema di Anderson, sia della straordinaria attrice che di Fabi, ispirata dal capolavoro del talento statunitense con dei coerentissimi polacchini in pelle oro craquelè.
Old but still Gold.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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2) Inspired by “The Neon Demon” 

Impossibile nascondere la genuina bellezza, una grazia rara che si porta senza volerlo ma di cui tutto il mondo s’accorge, invidiandola e adorandola. Dakota Fanning è la divina bionda della controversa opera di Nicolas Winding Refn, artista danese che si tufferebbe nel look semplice fatto di jeans, casacca in seta, cappottino e stivaletti neri della brava ragazza di provincia per poi darlo in pasto a Madama Gelosia, regina sovrana della grande città.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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FOR MEN

1) Inspired by “Mr.Robot”

Non voler per forza essere al centro dell’attenzione, spesso, è un atteggiamento dettato da fattori diversi dal solo carattere. Mr.Robot per dire ne ha bisogno per poter accedere indisturbato al dietro le quinte della Realtà, ispirare fiducia e programmare un nuovo Futuro: un privilegio per pochi, così come stracciare il velo delle apparenze attraverso il caos calmo che avvolge il mondo, un passo più vicini alla Risposta. Con felpa, jeans e sneaker validi alleati, consapevoli che tanto, presto o tardi, la propria grandezza verrà riconosciuta dall’universo.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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2) Inspired by “Into The Wild” 

Dolcevita in lana merino, bomber in lana e tessuto, polacchino in pelle con fodera Shearling: tutto è stato concepito in funzione di una mente aperta e determinata, pronta a percorrere una lunga strada con risolutezza, verso ambienti all’apparenza ostili ma che celano alcuni tra i più bei tesori che Madre Natura ci abbia mai regalato. Un tramonto, un’aurora boreale, uno stormo in volo o dei semplici profumi e sapori, la vita naturale richiama l’Uomo con forza, incitandolo a riscoprirla.
“La felicità è reale solo se condivisa.”

Thursday, 28 December 2017 13:40

Breakfast (and outfits) at FABI – Parte 3

 
 
I film che hanno segnato la Storia…e gli outfit di FABI – Terzo Episodio

L’immaginario femminile occidentale delle ultime quattro-cinque generazioni è stato segnato per sempre da quella semplice scena in “Colazione da Tiffany”: Audrey Hepburn, semplicemente divina, in quel suo abitino nero senza maniche, lo sguardo addormentato coperto dagli occhialoni neri, il famigerato cornetto sgranocchiato in una mano e il caffè nell’altra, la vetrina più chic della Fifth Avenue…e uno scrittore affascinante da fare innamorare.
Da quel 1961 le camerette delle donne di qualsiasi età continuano a popolarsi di poster, foto e riproduzioni di quel momento iconico, sognando quell’istante, immaginando di vestire e camminare proprio come Lei.

Noi di FABI abbiamo seguito ispirazioni come questa per legare ai nostri outfit alcuni titoli altrettanto memorabili, fantasticando sui personaggi più celebri del Cinema con le nostre creazioni addosso…e perchè no, pure Voi. Seguiteci, in questo terzo episodio di Breakfast (& outfit) at FABI…
 
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1) Inspired by “Juno”

Affrontare la vita quotidiana con leggera consapevolezza, sorridendo alle difficoltà e godendo di ogni dono che la natura ci regala, lasciandoci sorprendere: chi non vorrebbe avere la forza interiore e la fiducia nel futuro che la giovane, dolce e determinata Juno mostra quando scopre di essere rimasta incinta, nell’omonimo film?
Una serenità nel fronteggiare gli ostacoli che abbiamo rivisto nei nostri pantaloni e blazer in cotone dalle fantasie floreali, da abbinare alla camicetta trasparente e ai polacchini Barracuda: “meglio non avere fretta di diventare grandi”, ma se proprio si deve, l’esempio da seguire è quello della splendida ragazzina del Minnesota.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

2) Inspired by “Mulholland Drive” _ca0f5e13bce49070476402e517d4993e12778425aa49424c48_pimgpsh_fullsize_distr

Misteriosa e giunta da lontano, attira con la sua aura da femme fatale, nascondendo con classe i suoi tormenti e proteggendo ingenuamente i propri sogni. Con la casacca dalle maniche larghe e i pantaloni in tessuto, le due protagoniste del capolavoro di David Lynch del 2001 si fondono in un’unica entità, avvolgendosi e tenendosi strette nel cappotto dalle fantasie grigie e nere, con delle elegantissime “Must Eve” in vernice da calzare ai piedi.

“Lei mi rivedrà soltanto un’altra volta se farà il bravo, lei mi rivedrà altre due volte, se farà il cattivo.” 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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FOR MEN

1) Inspired by “Fight club”

Tu non sei il tuo lavoro, affermava convinto e appassionato Tyler Durden, il guru bombarolo nel film culto di David Fincher. L’identità è sempre stata un cruccio per l’uomo occidentale, e molti – Tyler in primis, anche se non lo ammetterà mai – hanno cercato di crearsene una personale, partendo dalla propria immagine, il proprio abbigliamento: un bomber in pelle ben imbottito, jeans e dolcevita colorato, degli scarponcini Barracuda…il carisma e la credibilità nascono dalla riproduzione di quello che siamo, ce l’hanno insegnato tutti i grandi leader del passato, da Che Guevara a Fight Club. Dovete solo capire chi saranno i vostri discepoli.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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2) Inspired by Fargo 

In qualsiasi clima e situazione, l’uomo dei fratelli Coen è destinato a sorprendere, distinguendosi con i suoi colori e la propria personalità nel provocante bianco invernale: con le stringate Barracuda Old School in pelle William H.Macy sarebbe risultato più credibile alla polizia di Fargo, mentre il girocollo giallo in lana e cachemire sarebbe stata una bell’alternativa per giocherellare a “guardie e ladri” tra le nevi del Minnesota. Condizionale d’obbligo, è andata come è andata, ma per la prossima “impresa” suggeriamo di mettere il nostro cappotto in lana, grigio e stiloso.

“Ti senti una specie di autorità lì dentro, eh?”

Friday, 22 December 2017 12:17

Breakfast (and outfits) at FABI – Parte 2

 
 
I film che hanno segnato la Storia…e gli outfit di FABI – Secondo Episodio

L’immaginario femminile occidentale delle ultime quattro-cinque generazioni è stato segnato per sempre da quella semplice scena in “Colazione da Tiffany”: Audrey Hepburn, semplicemente divina, in quel suo abitino nero senza maniche, lo sguardo addormentato coperto dagli occhialoni neri, il famigerato cornetto sgranocchiato in una mano e il caffè nell’altra, la vetrina più chic della Fifth Avenue…e uno scrittore affascinante da fare innamorare.
Da quel 1961 le camerette delle donne di qualsiasi età continuano a popolarsi di poster, foto e riproduzioni di quel momento iconico, sognando quell’istante, immaginando di vestire e camminare proprio come Lei.

Noi di FABI abbiamo seguito ispirazioni come questa per legare ai nostri outfit alcuni titoli altrettanto memorabili, fantasticando sui personaggi più celebri del Cinema con le nostre creazioni addosso…e perchè no, pure Voi. Seguiteci, in questo secondo episodio di Breakfast (& outfit) at FABI…
 
FOR WOMEN
 
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1) Inspired by “Il favoloso mondo di Amélie”

Il colore del sole al mattino del cappotto in lana, le linee aderenti al corpo di jeans e dolcevita, i nostri stivaletti da trekking sbarazzini e allegri: il mosaico estetico perfetto per chi sogna ad occhi aperti ogni giorno della propria Vita. Questa combinazione di tessuti e stringhe appartiene alle inguaribili ottimiste, quelle che percepiscono la Gioia nel Presente e fremono per le avventure del Domani. Come nel favoloso mondo di Amélie Poulain, dipinta dal suo papà-regista Jean Pierre Jeunet come noi tutti vorremmo essere raccontati: tra le strade di Parigi o Milano, ballando con sconosciuti o inseguendo le nuvole.

“Prendete due persone normali di sesso opposto, fate credere a ciascuno che l’altro lo trova irresistibile e lasciateli cuocere a fuoco lento. Funziona sempre.”

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

2) Inspired by “Only God Forgives”_18ee15eb6e5a11130a9b5f7ee8040326c33cb46270325a79e3_pimgpsh_fullsize_distr

Donne che amano, donne che odiano. Donne che bramano il potere, donne che comandano. Tutte, con diverse gradazioni del grigio del nostro cappottino e le sfumature dei nostri pantaloni stretch, sono affascinanti e pericolose, non solo per gli altri ma anche per loro stesse: lo è la madre di Ryan Gosling nel provocatorio film del danese Nicolas Winding Refn, ma non solo. La sua Fine, epica, violenta, ma raffinata come il tacco delle nostre “Must Eve” in pelle, dovrebbe servire da monito: solo Dio perdona la mancanza di saggezza, da non confondere con l’autorità. La seconda è dura, senza curve, mentre la prima è sinuosa ed elegante, senza tempo.

“Qualunque cosa accada, tenete gli occhi chiusi”
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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FOR MEN

3) Inspired by “Match Point”

Tra i tanti modi per aggraziarsi l’umore degli Dei, noi abbiamo pensato ad un mix di semplicità, comfort ed eleganza: jeans e pullover in cachemire “sotto”, cappotto di lana blu e anfibi Barracuda “sopra”, con il fascinoso e machiavellico Chris Wilton del “Match Point” di Woody Allen in testa. Fortuna e talento, entrambi essenziali nel controllo delle cose, quando uniti alla competizione danno vita alla più naturale tra le seduzioni.

“A volte in una partita la palla colpisce il nastro e per un attimo può andare oltre o tornare indietro. Con un po’ di fortuna va oltre e allora si vince.”
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
4) Inspired by “True Detective”_4bb218f5f45de849cfa9f2ebc26bba9d629e48803f02f7e9d8_pimgpsh_fullsize_distr

Esiste persona più intrigante, disincantata e misteriosa di Rusty Cole, il detective protagonista della prima stagione di “True Detective”? Probabilmente no. Un carisma che nasce da una fusione piuttosto rara di intelligenza, sarcasmo e stile: idee e parole fuoriescono dalla mente unendosi all’estetica con cui vengono presentate dal loro creatore, nel nostro caso contraddistinta da colori scuri e avvolgenti, dal dolcevita, i pantaloni e la giacca tutti in lana agli essenziali stivaletti Barracuda.

“Credo che ti sbagli…sul cielo stellato. Una volta c’era solo l’oscurità. Se me lo chiedessi, ti direi che la luce sta vincendo.”

Wednesday, 02 August 2017 23:50

THE FABI ESSENCES DIARIES #34

“Credevamo di cambiare il mondo, invece è stato il mondo a cambiare noi.”

02 Agosto 2017, un Mercoledì dal sapore amarcord

Suite #34 – Hotel ME Milan Il Duca, piazza della Repubblica 13

Ore 18.50.
Sono seduta sul ciglio del letto.
In mano ho una busta da lettere senza nessun indirizzo. Nessun mittente.
Solo un “A Silvia” scritto a mano. Un bel corsivo, elegante.
La apro e il cuore mi balza in gola.
Un profumo inconfondibile ha fatto capolino dai bordi ora aperti.
Il legno umido, l’uva, il sole a seccare la terra.
Dalla busta cade un ciondolo, metà luna e metà stella.
Sopraffatta dai ricordi mi lascio cadere sul cuscino, volando.
Il liceo artistico. Le colonne di San Lorenzo. L’estate dell’89. La felicità.
“Radio RoofTop Bar. Ore 22. A dopo.” È l’unica cosa che c’è scritta dentro.

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Ore 19.
Continuo a vagare per la stanza. Volevo la #34 ma è già occupata.
Sono nervoso. Succede solo quando non riesco a controllare le emozioni.
La mia mano destra sta sventolando una busta che recita “A Simone”. La calligrafia mi è famigliare.
Ma non riesco a capire chi potrebbe averla scritta.

I primi secondi dopo averla aperta il mondo ha smesso di girare.
Dalla busta sono usciti aromi della mia – della nostra! – adolescenza.
Agrumi. Rosmarino. Del vecchio Gin. E una piccola chiave.
Chiunque sia, mi conosce da tanto tempo.
Da quando andavamo alla “Sacrestia”, locale di culto sui Navigli. Dai tempi delle scorribande sulla balera. Da quel 1989 storico per tutti.
Un foglio quasi completamente bianco m’invita ad andare al Radio RoofTop Bar alle 22.
Sono indeciso, non sempre è un bene resuscitare il Passato.

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Ore 19.10.
“A Federico”. Nient’altro. Ma così non vale!
Eddalla qualche informazione no?! E invece no.
Solo uno stupido appuntamento al Radio RoofTop Bar.
Perchè mi tremano le mani?
È solo un giochetto. Qualcuno che mi prende in giro. Non solo la frase che ripetevo come un mantra quando ero giovane. No. Anche il profumo di quell’estate. Il ginepro. Il muschio sui muretti.
Quel bacio in Via Brera. La chitarra di Simo. I canti e i balli e l’amore perduto.
“Quando si rischia la vita con qualcuno ci rimani sempre attaccato come se il pericolo non fosse passato mai.”
Devo uscire da questa stanza. Che ore sono??

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È stato Stefano a chiedermi di distribuire le buste.
Si è presentato oggi pomeriggio al Radio RoofTop Bar con una piccola boccetta di profumo artigianale.
Si è presentato solo con il nome e mi ha detto con cortesia di mettere un po’ di fragranza in ciascuna lettera.
Di richiuderle e consegnarle in tre suite precise.

Poi mi ha chiesto un piacere strano. Usare il profumo per creare un cocktail che lo ricordasse.
Sarebbe servito per l’incontro di questa sera.
“Un incontro dal sapore amarcord” mi ha detto.
Ho cercato di fare del mio meglio, ho aggiunto delle erbe aromatiche, del succo di limone. Del buon Porto. E ora sono quasi le dieci.

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Li vedo salire, uno dopo l’altro.
Eccoli incontrarsi, basiti ed increduli, sulla terrazza con vista su Porta Nuova. Le stelle alte in cielo.
Simone, un uomo sovrappeso, alto, dallo sguardo intelligente e la barba incolta, dopo pochi secondi di titubanza abbraccia forte Federico. Sportivo, in camicia e già sudatissimo.
Li osservo da lontano, Stefano sta per arrivare anche se loro ancora non lo sanno.

Silvia è un po’ imbarazzata, tenera ed esile nel suo impaccio. Ma l’incrocio di sguardi con Federico racconta tante cose che solo loro sanno.
E l’abbraccio che li unisce è lungo, sussurrato, dolce.
Quello con Simone è diverso, ma altrettanto emozionante. Stretto, vigoroso, la testa sulla spalla. Gli occhi chiusi e le labbra sorridenti.
Vincono i gesti, più che le parole. Ci si bacia, ci si abbraccia, ci si sfiora.
Poi è il turno di Stefano.

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“Ben ritrovati, amici miei!”
I tre si girano all’unisono, gli occhi sgranati dalla sorpresa e dalla gioia.
Stefano mi aveva preparato a tutto, parlandomi della loro grande amicizia. Delle diverse strade prese con l’università. Di un’estate indimenticabile. E del profumo dei loro ricordi.
Mi avvicino con quattro cocktails gemelli.
Bicchieri di vetro forti, particolari, pieni di ghiaccio e degli ingredienti che li avevano uniti.
Stefano osserva il suo drink, abbracciando Federico.
“Mi mancavate, sapete?”
Silvia ride e piange. Simone inizia a farle domande a raffica. Federico ascolta e sorride.

C

Stefano li lascia sfogare, si lancia in aneddoti sepolti dalle sabbie del Tempo scatenando la girandola sfavillante, malinconica e soave delle loro memorie collettive. Dell’estate magica dell’89.
Poi alza in alto il bicchiere.
“Ma adesso a Noi, come si diceva ai bei tempi!”

A Voi, cari amici.
Sperando che il #34 vi aiuti a rispondere alla Domanda che da sempre mi tormenta: “Vincerà l’amicizia o l’amore? Sceglieremo di essere onesti o felici?”
Fatemi sapere…e intanto buonanotte e buona fortuna.
Marco Dognini, bartender.

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“Fabi Essence #34 – AMARCORD” narrated by Michele Pettene

Quotes from “C’eravamo tanto amati” di Ettore Scola

 

Friday, 28 July 2017 00:40

THE FABI ESSENCES DIARIES #43

“Uno straordinario concorso di circostanze mi portava a vivere più vite parallele, e a incontrare persone molto diverse tra loro.”

27 Luglio 2017, un Giovedì sorprendente

Suite #43 – Hotel ME Milan Il Duca, piazza della Repubblica 13

Mi bisbigliano “Suite Numero 43. Ospiti speciali”. Un brivido lungo tutta la schiena.
Solitamente non accade che io dubiti del mio lavoro. Sono piuttosto sicuro dei miei cocktails, anche di quelli che preparo ad hoc per i nostri clienti più sofisticati.
Ma la #43 fa storia a sé.
È come un appuntamento al buio.
Con la lieve differenza che una ragazza alla peggio non la rivedi più, mentre se qualcosa và storto nella #43…beh…sei semplicemente fottuto. Come dire, un minimo di pressione la si avverte.
Il problema principale?
La Numero 43 ha SEMPRE “ospiti speciali”.

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Scendo con la mia personalissima “valigetta degli attrezzi” dal mio laboratorio artistico, il celeberrimo Radio RoofTop Bar al decimo piano, e mi dirigo in fondo al primo piano del Me Milan Il Duca.
Il livello lo conosco a memoria: fuori dall’ascensore mi accoglie una sedia rossa – un modello d’arte contemporanea  del designer Aldo Rossi – silenziosa e solenne.
Sulla sinistra, un quadro ispirato a Parigi.
Poi si gira a destra, fino in fondo al corridoio.
Non so chi mi aspetti dietro l’ingresso della #43, ma il primo indizio riesco a raccoglierlo prima di bussare.

Dalla suite sembra fuoriuscire un vago profumo, un tenue contrasto di fiori, piante esotiche, frutta.
Anche del fumo, sigari cubani probabilmente.
Attendo qualche istante prima di bussare: le voci dall’interno, maschili e profonde, stanno discutendo animatamente.
Toc toc. “Sono Marco, il bartender…”

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L’istante in cui si apre la porta è quello in cui percepisco che quelli sono clienti più “speciali” degli altri.
Il fumo è talmente denso che fatico a riconoscere i lineamenti di chi mi ha aperto e mi ha stretto frettolosamente la mano.
Ma è un fumo dal buon sapore. Tra le narici mi si incuneano odori di pompelmo e geranio, onnipresenti.
Poso le mie cose su un angolo del tavolo e osservo con la coda dell’occhio la situazione.

Un uomo alto, dai capelli radi e bianchi, magro e nobile nel portamento, sta fumando come una ciminiera.
Vicino al tavolo da biliardo confabula stretto con quello che sembra essere una sorta di collega, o partner d’affari.
Intercetto solo alcune parole. “Tempo”. “Petrolio”. “Discrezione”. “Concorrenza”. “Borsa”.
Qualcosa di “grosso” sta succedendo, anche se non ne intuisco la vera entità.
L’aura della Numero 43, ancora una volta.
Non ci sono altre “gemelle” della stessa grandezza, lusso, fascino. Imprevedibilità.

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Parlare il meno possibile. Fare finta di essere sordi. L’unica informazione che mi è stata data è “Alta finanza”, oltre ad un certo qual grado di segretezza della cosa.
Mentre tento di astrarmi da quella conversazione di cui dovrei sapere il meno possibile l’altro personaggio, un po’ sovrappeso e con un gessato nero a strisce bianche, mi rivolge bruscamente la parola. “Due cocktail grazie. Uguali per entrambi. Entrambi vincenti.”

Incrocio lo sguardo dei due tra le nuvole di fumo. Capisco che non sono colleghi.
Stanno trattando. Ora ne avverto la tensione. Solo quel profumo continua a trasmettermi una calma surreale.
Mi concentro su quegli odori così inusuali per la #43, e inizio. Vodka. Spremuta fresca di pompelmo. Uno dei miei frutti orientali preferiti, lo yuzu. Poi mi lascio ispirare dall’atmosfera “calda”, e inserisco nella ricetta improvvisata anche del miele e del pepe nero.
Ora i due clienti si sono seduti sul divano, continuando a parlottare fitti, quasi irritati. Il contrasto con le fotografie delle modelle sopra le loro teste mi fa sorridere.
“Non si dovrebbe mai desiderare troppo” – sento dire al più vecchio – “Perché si rischia sempre di ottenere quel che si desidera.”

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Shakero il tutto, confezionando perbene i due bicchieri – alti e stretti – che rifinisco con degli spruzzi di soda e degli spicchi di arancia. Cerco di farli il più identici possibili, stessa gradazione di ingredienti, stesso colore. Stesso profumo.
A preparativi ultimati sollevo il vassoio e chiedo con rispetto se posso avvicinarmi.
Il più vecchio annuisce, facendomi segno con la mano.
Hanno interrotto il dialogo, sembrano stremati e attenti solo ai miei movimenti, come due vecchi felini ancora a caccia.
“Non lo disse ad alta voce perché sapeva che a dirle, le cose belle non succedono.”

C

Sollevati da quella pausa afferrano in contemporanea i drink, ma non brindano, portandoli direttamente alle labbra.
Non si guardano.
Solo dopo due lunghi e silenziosi sorsi tornano a rivolgersi la parola.
I toni sembrano più distesi, i movimenti più amichevoli. Quasi rilassati.
Il sigaro dell’uomo in gessato si sta lentamente consumando nel posacenere.
Mi congedano, ringraziandomi.
Sembrano sorridere, è la prima volta da quando sono entrato che non li scorgo con le sopracciglia aggrottate.

Li ringrazio a mia volta, salutandoli.
Raccolgo le mie cose, provando invano a capire da dove arrivi quel profumo.
Esco dalla Numero 43, l’adrenalina che pompa nelle mie vene e il cuore dai battiti irregolari.
Mi lascio alle spalle la porta, ma non resisto al richiamo ancestrale della curiosità.
Prima di richiuderla del tutto, lancio un’ultima occhiata dalla fessura.
Stanno ancora sorridendo, la mano destra tesa l’uno verso l’altro.
Non saprò mai i loro nomi.
Ma forse loro ricorderanno il mio cocktail #43.
“Ogni giorno è un nuovo giorno.”

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“Fabi Essence #43 – MIND AND SPIRIT” narrated by Michele Pettene

Quotes from Ernest Hemingway

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