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Friday, 30 June 2017 15:53

THE FABI ESSENCES DIARIES – #68

“Ma sognare è un fiume profondo, che precipita a una lontana sorgiva, ripùllula nel mattino di verità.”

29 Giugno 2017, un Giovedì di nuvole

Suite #68 – Hotel ME Milan Il Duca, piazza della Repubblica 13

Se mi chiedessero il profumo della passione non avrei esitazioni: la pura, infinita dolcezza dei frutti tropicali.
Il sapore intenso della polpa della maracuja.
Come faccio ad esserne così certo?
Beh, cari amici, quando fate un lavoro come il mio, le passioni s’imparano a riconoscere nell’aria, come invisibili ali d’angelo.
Tutte diverse, eppure tutte accarezzate dalla Grazia.
E io me le ricordo tutte. Nessuna esclusa.

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È facile riconoscerle.
Si sprigionano quando i corpi, i cuori che le generano sono finalmente lasciati liberi di esprimersi, di essere se stessi.
Come tra i corridoi fatati dell’Hotel Me Il Duca Milano dove mi trovo in questi giorni, ed i cui illustri ospiti sono spogli di quelle corazze obbligate dall’esterno ostile.
In questi ambienti così intimi, sofisticati, eleganti è impossibile incontrare ospiti molesti.

È tra queste atmosfere che ci si può lasciar andare, svelando un’essenza negata al pubblico avido là fuori.
Ed io, acuto osservatore della variegata natura umana, non aspetto altro, facendomi trovare casualmente puntuale nei salotti dell’hotel.
Mi ci tuffo, in quelle improvvise confessioni involontarie. Per capire caratteri, comprendere intelligenze, svelare bluff sbruffoni.
Per poi narrarli, ça va sans dire[strizzatina d'occhio]

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Non vi svelerò il mio nome completo, ma diciamo che tutti mi chiamano Gianni Brera. Non Quel Gianni, ma non del tutto differente.
Sono un orgoglioso figlio del Po, delle rive padane e delle sue terre, dei suoi boschi. E sono un giornalista, forse uno scrittore.
Oppure, come diceva un’amica poco tempo fa, sono un semplice cantastorie: di speranze, sogni e delusioni.
Le stesse che proprio in questi momenti mi stanno torturando.
Qui, nella numero 68, stanza divina e solitaria, davanti all’amata ed inseparabile ”Lettera 62″, la mia piccola macchina da scrivere rosso fuoco.

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Fatico – inusuale per me – a battere i tasti con gran ritmo. L’intento, forse troppo ambizioso, mi sta lentamente abbattendo.
Raccontare le storie di sport, passioni, aspirazioni e cadute più affascinanti e misteriose che abbia mai incrociato tra queste mura.
Un’impresa titanica, e un’ispirazione sempre più lieve.

Ho deciso, meglio prender una boccata d’aria, chissà che questa Milano stranamente quieta non mi tenda una mano.

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Salgo sull’ascensore, facendomi trascinare fino al decimo piano e al Radio Rooftop Milan. Le energie completamente risucchiate dal tentativo di scrivere qualcosa di decente.
La vista da quell’altezza e da quella posizione sono paradisiache, anche a notte inoltrata.
Tra me e me penso che se esistesse un posto dove ritrovare l’ispirazione perduta, sarebbe questo.

Osservo la mia città dall’alto. Ripercorro con il pensiero e i miei sogni ad occhi aperti i posti e le persone. I ricordi più memorabili, gli incontri indimenticabili.
Sono solo sulla terrazza, i gomiti appoggiati al bordo.
I rumori del traffico mi arrivano come da un’altra galassia, o come diceva il grande Carlo “il flusso continuo dei taxi, sul viale maggiore, pareva la vana furia degli uomini, che ad ogni costo volesse arrivare a una fine.”

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Il silenzio mi circonda, provando a cullarmi in sintonia con la colonna sonora scelta dal dj: sequenze lunghe, instrumental, dai suoni naturali.
Una lieve brezza trasporta il mio flusso di coscienza tra i grattacieli di Gae Aulenti e i tetti dei Navigli, facendomi ripercorrere locali celebri e bisbiglii che molti avrebbero pagato oro per udirli. Portandomi nelle piccole vie davanti all’Arco della Pace, dove si programmava la conquista del (proprio) mondo.
Lì, osservati a vista dalle “Quattro Vittorie a cavallo” sulla cima trionfale del monumento, ci si sentiva allo stesso tempo minuscoli e giganteschi.
Pronti per la Gloria eterna o inadeguati, incapaci di afferrarla.

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D’un tratto sento toccarmi la spalla.
La prima cosa che il mio sguardo incontra è uno splendido calice. Un cocktail sfumato in giallo. Un piccolo fiore nel mezzo. Delle alghe marine da contorno.
Marco Dognini, il bartender del Radio Rooftop Milan, mi dice che era da tempo che mi stava osservando.
Afferma che il cocktail #68 è quello che fa per me.
Affabile ma sicuro di sé, con un look curato dalla punta delle scarpe in pelle alla camicia, Marco ispira fiducia.
La serata giusta per incontrare un tipo così.

Mi apro, senza filtri, raccontando del mio blocco.
Bevo, fondendo i miei problemi in quei sapori esotici e in quel retrogusto particolare, di zafferano e mirto sardo.
Il rum mi riscalda la testa, mentre il dialogo sale di tono.
Marco mi inonda di aneddoti, personaggi, scene vissute da testimone oculare. Invisibile ed imparziale, da dietro quel bancone.

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Parliamo per ore, e mi sento come rinascere, tornando a respirare dopo essere stato per un tempo indefinito in apnea.
Le sue storie iniziano a diventare mie: vittorie ed insuccessi, amicizie e confidenze.
Calciatori famosi, artisti, cantanti, soubrette dell’ultima ora. Fallimenti, aspettative, percorsi.
Tutto alla velocità della luce, re e regine del carpe diem, dell’istante più infuocato dei tanti vissuti dal Radio Rooftop Milan.

Ringrazio Marco, sembra sfinito pure lui. Ci congediamo con un abbraccio prolungato.

Torno solo, ma le idee hanno ripreso a scorrere: ora so da dove ripartire, che cosa seguire.
Sì, è tornato a farsi sentire. Vivace, pungente, inebriante.
Il profumo della passione.
Una notte come un’altra, al Me Il Duca Milano.
Ma potrebbe essere stata quella decisiva.

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“Fabi Essence #68 – HOPES AND DREAMS” narrated by Michele Pettene

Quotes from Carlo Emilio Gadda

 

Thursday, 22 June 2017 11:19

The Fabi Essences Diaries – #73

“Un tempo, quando uno aveva un segreto da nascondere, andava in un bosco. Faceva un buco in un tronco e sussurrava lì il suo segreto. Poi richiudeva il buco con del fango, così il segreto sarebbe rimasto sigillato per l’eternità”

21 Giugno 2017, un Mercoledì sera 

Suite #73 – Hotel ME Milan Il Duca, piazza della Repubblica 13

Uhmmm…Profumo di Gelsomino?
Lo avverto nitidamente, ma non ne capisco l’origine.
Chiudo gli occhi, gli altri sensi diventano più acuti.
Ma è un errore, perchè mi viene subito in mente Lei.

“I ricordi sono sempre bagnati di lacrime” diceva il mio amico Tony. Aveva ragione.

Li riapro. Sono ancora vivo, in piedi.
Esco e seguo la scia del profumo, sembra essersi fuso con quello di una rosa. Ma sta svanendo.
Per strada, sui marciapiedi, lo perdo completamente e la sensazione di smarrimento mi risveglia.

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Vogliate scusarmi, ancora non mi sono presentato: Filippo Tommaso Marinetti, non quel Marinetti ma quasi. Il piacere è tutto mio.
Con Milano ho un rapporto particolare, d’amore e repulsione, ma oggi gli astri mi sono favorevoli.
Complice il tramonto, suppongo.
Alzo gli occhi verso la skyline di Porta Nuova: ai miei compari del Manifesto futurista sarebbe piaciuta molto questa città nel 2017.
Siamo pur sempre gli stessi che hanno affermato orgogliosi “Un’automobile ruggente, che sembra correre sulla mitraglia, è più bella della Vittoria di Samotracia!”

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Ancora quel profumo. Mi immergo nel quartiere Isola per togliermelo di testa, e per un po’ il tentativo riesce.
Amo alla follia questa zona, le vibrazioni che trasmette.
D’inverno il Blue Note poco distante è il classico luogo senza tempo dove m’immergo scomparendo dal Presente, rigenerandomi nelle improvvisazioni dei quartetti jazz.
D’estate Via Borsieri e le altre stradine s’infiammano, come una Siviglia settembrina, tra locali con musica dal vivo che ti stravolge il ritmo dei passi e giovani di mezz’Europa uniti dall’affetto per la vita, il dialogo, la condivisione di pensieri e passioni.
Era da queste parti che l’avevo conosciuta, non troppo distante dal Deus Café.
Le mie gambe mi hanno ricondotto esattamente allo stesso angolo di strada.

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Lei non  c’è, ma ne avverto la presenza quando una folata di vento caldo – che si è fatto strada tra quella meraviglie architettoniche chiamate Bosco Verticale - mi riporta sotto le narici gli odori che mi avevano catturato. Proprio me, animale indomabile abituato ad una vita da seduttore, il re delle avventure di una notte.
Avevo imparato ad apprezzare il valore delle cose effimere come mi aveva insegnato il mio mentore Wong Kar Wai, e poi le avevo dimenticate solo per poterLe piacere.
Mi giro, vagabondo a vuoto. Quell’aroma agrumato, arance, limoni, felicità, pompelmo…ah, come ritrovarlo?
“Seguimi, ti aiuto io.”
Mi sento stringere la mano destra, ma la luce degli ultimi raggi solari filtrati dalla guglia del grattacielo Unicredit mi scherma la vista.
So che è Lei, ma non la posso riconoscere.

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Camminiamo, corriamo anzi, fino a Via Marco Polo, davanti a quella maestosa opera d’arte d’altri tempi del Mastro Architetto Aldo Rossi, un buon amico dalla mente geniale: ancora l’Hotel ME Milan Il Duca. La mia lingua è bloccata, non pronuncia parole. Ma sento il cuore palpitare forte in gola.
Continuo a seguirLa, fidandomi.
Saliamo, dall’ingresso privato del Radio Rooftop Milan, al decimo piano.
Ancora non capisco, sono disarmato, io il difensore supremo dell’atteggiamento aggressivo, della bellezza della velocità.
Mi fa sedere sulla terrazza, dice che si assenterà. Poi, come la peonia si tende verso il cielo, si alza e si allontana senza dare risposta.
Per un attimo riesco a perdermi nel sublime paesaggio milanese, mentre una figura elegante, dietro al bancone della lounge, parla con Lei.
Lui, il famigerato bartender del Radio Rooftop Milan Marco Dognini, Lei. Ed Io.
Parlottano concentrati, Marco ha annuito e con movimenti decisi ma delicati si è messo all’opera, impeccabile in quel suo stile raffinato ma misurato, libero.
Mi volto verso Porta Nuova, attendo qualcosa che non so. Attorno a me tutti sembrano ignari della mia tempesta interiore, si godono il momento, la vista, la compagnia, il luogo. Una pace che fatico a trovare.

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Quando mi rigiro Lei è, seduta di fronte a me.
Mi porge un cocktail di Marco, mentre lei solleva il suo. Il “Numero 73″.
Brindiamo, senza dire una parola, senza dire a chi o a cosa.
La guardo negli occhi, è rilassata, sorridente.
Quando si sistema i capelli dietro le spalle, spostando un’invisibile frammento d’aria, il suo profumo torna ad avvolgermi completamente, come la prima volta.
Ancora quella rosa, il ribes, la sensazione agrodolce.
In lontananza scorgo Marco, incrocio il suo sguardo.
Sorseggio il bicchiere, i sapori del suo capolavoro liquido ripercorrono la strada delle mie emozioni, fondendosi con il Suo profumo.
Poso il cocktail.
Finché non si rinuncia si può sempre sperare.

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“Fabi Essence #73 – EVER AND ALWAYS” narrated by Michele Pettene

Quotes from “2046″ by Wong Kar Wai

Thursday, 15 June 2017 09:33

LA FIRENZE ETERNA E PITTI 2017 – PARTE #2

“Il «mistero dei tetti» di Firenze è tutto qui: essi sono, con la Cupola, quasi un «sacramento» che si fa specchio e diffusore della bellezza, della purità e della pace celeste!”

Rieccoci nel bel mezzo del cammin del nostro tour fiorentino – mentre “Pitti Uomo” sta decollando -, accompagnati dalle parole di un uomo innamorato della propria città come lo era il Giorgio La Pira della citazione (uno dei più celeberrimi sindaci di Firenze), e dal nostro fido cicerone-gourmet-sommelier che col passare delle ore sembra accusare più del previsto le sbornie alcoliche e goderecce delle nostre “pause” viziose.

Ci eravamo lasciati con la promessa di “guadagnarci” il privilegio di una vista memorabile sul fiume Arno dopo aver messo a ferro e fuoco i locali di mezza sponda sinistra, ed eccoci accontentati. Dal quartiere Campo di Marte nostra ultima tappa prima dei temporanei addii ci basta percorrere qualche centinaio di sampietrini medievali in direzione sud e giungiamo sul famoso Lungarno, dove anche il nostro amico Lorenzo Il Magnifico adorava passeggiare e far viaggiare la mente.

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Siamo ancora lontani da Ponte Vecchio, ma passare sul suo cugino più orientale - Ponte S.Niccolò - non è per nulla spiacevole. Anzi, la visuale del resto della città ha un sapore nuovo, quasi come trovarsi improvvisamente nel dietro le quinte di un teatro ottocentesco: salire sugli spalti naturali è l’ultima cosa che ci rimane da fare per ammirare i tetti tanto decantati della Firenze estiva, e Piazzale Michelangelo – piazza dell’Ottocento sopraelevata rispetto alla città – è la nostra ovvia meta appena scesi dal ponte sulla sponda destra.

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Non male come colpo d’occhio, e del resto questa è una delle zone più visitate dai turisti di tutto il mondo. Ma forse non tutti sanno che poco più in giù – andando in due direzioni opposte tra loro – un “panorama” altrettanto prelibato è proposto quotidianamente anche da due tra i locali più ambiti in town: verso est s’incontra la Trattoria Gigi, in Via Orsini, tra le più classiche del posto e anche nettamente tra le più buone; andando verso il centro invece impossibile non fermarsi da ZEB Gastronomia, nella piazzetta di San Miniato. La parola la lasciamo – doverosamente – al nostro guru: “L’ultima volta da Gigi c’ho mangiato pici al ragù di cinghiale, il solito spettacolare tagliere di salumi e un buon Chianti, oltre che un ottimo dessert di pan di spagna con gelato alla vaniglia…da Zeb…beh, altro posto da pausa scenica, degustazioni pazzesche!…se non c’andate, quello sì che è un peccato mortale!”

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Seguiamo il consiglio senza farci pregare due volte e ci incamminiamo verso Zeb, considerata la sua maggior vicinanza a Ponte Vecchio dove siamo diretti. Del resto la giornata è lunga e piena di sorprese, un’iniezione di energia e carboidrati è proprio ciò che ci serve!
Ritornati all’aria aperta, l’Arno calmo e bagnato dai raggi del sole ci invita placidamente a risalirlo, perchè sa che è giunta l’ora: aveva ragione il grande giornalista Guido Piovene quando affermava che a Firenze “l’architettura ha la magia di uno strumento ottico di precisione”…ci soffermiamo davanti alla manifestazione di piccola perfezione che Ponte Vecchio con le sue casette colorate a strapiombo sul fiume ci trasmette, e sospiriamo.

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“Quanto sei bella Firenze” sussurra alle nostre spalle il nostro buon cicerone, ancora col calice in mano…pare che non abbia perso tempo, ed approfittando del nostro sognare ad occhi aperti si è servito alla grande proprio dietro l’angolo, in una delle più deliziose bottiglierie del centro: Le Volpi e l’Uva ha una delle selezioni di vini più incredibili della zona” ci dice convinto, e noi non possiamo far altro che andare a controllare la fedeltà delle sue parole, assaporando pochi minuti più tardi un Brunello che ci lascia basiti e contenti…salvo poi farci trascinare dalla concorrenza per chiudere l’obbligato confronto: non sappiamo sinceramente dire se han vinto “Le Volpi” o l’enoteca Gola e Cantina, ma di certo c’è che noi siamo palesemente soddisfatti.

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Ma basta trastullarsi con i beni terreni, è tempo di arte, storia, magia! Via dunque verso Piazza Pitti e il suo Palazzo, uno dei più rinomati musei cittadini (oltre che quartier generale simbolico dell’evento che ci ha spinto con le nostre belle FABI colorate al viaggio): i capolavori di Raffaello e Tiziano ci attendono, tornandoci a far pensare a quel nostro amico quando ci confessò di avere “un debole per gli occhi chiari ed i capelli biondi datati Firenze 1400”. Perdiamo (artisticamente) la testa anche noi, completando poi l’opera con un cono gelato da applausi alla vicinissima Gelateria della Passera, sempre nella stessa piazzetta.

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Ne lecchiamo i lati attenti a non far sciogliere i tre gusti che abbiamo arditamente scelto con questo caldo, mentre proviamo ad entrare nel Giardino dei Boboli, definito “uno dei più grandi esempi di giardino all’italiana al mondo”…non a torto, giustamente: tra alberi, distese di verde e statue dal sapore romantico, con i rumori urbani lontani nel tempo e nello spazio, ci sembra di vivere in un’altra epoca, come dei gentiluomini con baffi a manubrio e cilindro.
Status che ci spinge peraltro ad affilare il nostro giudizio nelle ultime due tappe enogastronomiche del nostro gironzolare.
Gurdulù e Sottarno sono due piccoli monumenti al mangiare e bere bene, entrambi di fianco ai giardini, entrambi dai menu celestiali: “cucine divine, cocktails intriganti…non saprei proprio da dove iniziare…” ci dice per un attimo spiazzato il nostro amico…sappiamo che “testeremo” entrambi, e quindi con un sorriso ci mettiamo l’animo in pace mentre dietro a Ponte Vecchio il sole si avvia al meritato riposo.

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E davanti a tanta meraviglia, sull’imbrunire della giornata e della nostra avventura fiorentina, non ci resta che chiudere con le migliori parole, quelle dell’eterno Ennio Flaiano:

“La sorpresa di Firenze che si rinnova a ogni viaggio. Il piccolo golfo dell’Arno così bene “male” illuminato la sera nei lungarni, la linea sempre aurea dei palazzi, lo svolgersi delle strade, la nettezza dei particolari, il nitore del cielo e dei profili.”

…e se volete tornare sulla sponda sinistra dell’Arno, basta cliccare QUI per la Parte #1

Buona Firenze, buon Pitti, ci trovate al Padiglione E4!

Michele Pettene con la preziosa collaborazione di BasketKitchen

Tuesday, 13 June 2017 11:46

LA FIRENZE ETERNA E PITTI 2017 – PARTE #1

“500 anni sono troppi per chi aspetta, ma pochi per chi non dimentica. Firenze, quanto mi manchi!
Nell’anno in cui io morivo Cristoforo Colombo scopriva l’America. Ma la mia America era tutta qui.
Avevo capito che la bellezza nata in quegli anni meritava un respiro di eternità, avevo il dovere di custodirla, tramandarla, glorificarla. Dovevo farlo per me e per chi con me quel mondo lo aveva costruito.
Volavamo alti con i versi dei grandi poeti, ci riempivamo gli occhi con le pennellate degli artisti e sfidavamo la materia con gli scalpelli ispirati degli scultori, rendendo parole, colori e marmo piccoli assaggi di eterno.
E poi camminavamo, più umani che mai, sulle sponde del nostro fiume, vedendo riflessa nelle sue acque la città e accarezzando col pensiero coloro che amavamo.
E non so quanto darei per ripercorrere ancora una volta il lungarno, specchiarmi nelle sue acque e sentirmi ancora vivo… Vivo come l’arte che ha reso questa città immortale.”

Così Lorenzo Il Magnifico splendidamente concludeva uno dei più bei ritratti mai comparsi sul grande schermo come omaggio a Firenze – “Firenze e gli Uffizi” – grazie a Sky Arte e al testo tutto made in Italy della brava – e premiata – Laura Allievi.
Pure noi con questo spirito e già i brividi d’eccitazione siamo arrivati nella città del Dante Alighieri, nella settimana dell’evento internazionale più importante per la moda maschile – “Pitti Uomo” – sicuri di uscire arricchiti da un luogo che ha nelle origini del suo stesso nome, “Florentia”, il suo tratto più distintivo ed affascinante.

Essere rigogliosa e fertile – questo il primordiale significato latino – di qualsiasi tipo d’ispirazione, per l’anima e gli occhi, per la mente e lo stomaco.

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Ce lo ricorda immediatamente Santa Maria Novella, tra le prime – meravigliose – basiliche fiorentine e la principale chiesa domenicana, appena scesi dal treno ed usciti dalla stazione, e la prima tra le ampie ed incantevoli piazze che incontreremo nel nostro eterno e fortunato girovagare.
Il nostro compagno di viaggio – autentico lupo di mare per quanto riguarda le perle nascoste per il ventre e il palato – ci indica subito un posto: non dà certo nell’occhio così vicino agli altoparlanti di Trenitalia, ma il Bar Tonarelli non tradirà le vostre aspettative se ordinate della pasta del luogo. “Grande sostanza e poco fashion” ci dice con fare esperto, ma d’altronde siamo ancora lontani da Piazza dei Pitti.

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Con un bel paio di comode scarpe Fabi ultimo modello per la stagione estiva ai piedi imbocchiamo un classico - Via dei Banchi - addentrandoci nel centro storico fiorentino, patrimonio UNESCO dal 1982. I motivi dell’onoreficenza sono piuttosto evidenti: come una perfetta terzina dantesca trasfigurata in realtà ed architettura, compaiono uno dietro l’altra la chiesa di Santa Maria Maggiore, il battistero di San Giovanni e il simbolo spirituale della città, la cattedrale di Santa Maria del Fiore sui cui tetti è pure possibile camminare durante il tramonto. Non importa quante volte siamo già stati a Firenze, l’effetto mozzafiato è sempre – incredibilmente – lo stesso.

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Non vi preoccupate, abbiamo pensato anche ad una pausa di qualità tra le visioni celestiali che vi si stanno parando davanti – letteralmente, con la Porta del Paradiso del battistero – e proseguendo verso sud dopo aver deviato nell’imperdibile Piazza della Repubblica da Via dei Calzaiuoli – famosa nell’antichità per le numerose botteghe artigianali oggi “trasformate” in raffinati negozi – basteranno pochi passi per imbattersi in due ottime alternative consigliate dal nostro cicerone gastronomico: il wine bar Coquinarius,  che ci viene descritto come “molto elegante, con una proposta glam, una carta dei vini super interessante…e soprattutto consigliato da un grande vignaiolo!” e la rustica Birreria Centrale, ad un amen da Palazzo Vecchio

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Sappiamo che fremete come noi dal pressante desiderio di vedere il sole estivo specchiarsi nel fiume Arno e in quell’opera d’arte vivente qual è Ponte Vecchio – se ne sente quasi il profumo -, ma seguite il nostro consiglio e quello di Lorenzo Il Magnifico, arrivate allo spettacolo d’acqua e di colori umani e divini gradualmente, preparandovi come un rituale. Nel mezzo c’è pur sempre piazza della Signoria, la nostra preferita con le statue nella Loggia e la fontana di Nettuno, mentre se non vi acccontentate della copia del David di Michelangelo dovrete risalire qualche metro più a nord, fino alla Galleria dell’Accademia dove viene conservato l’originale.

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Dissetate prima la fame di meraviglia dei vostri occhi con il più famoso dei capolavori degli Uffizi, la maestosa Venere di Botticelli. Poi – se avrete resistito alla tentazione di non farvi rapire per il resto della giornata dalle opere di Leonardo Da Vinci, Michelangelo, Raffaello, Mantegna e Caravaggio (la lista è infinita) – immaginando di essere stati catapultati nel Rinascimento italiano e nella sua culla universale rimanete nelle piccole vie secondarie, scendete verso est e, poco dopo la basilica di Santa Croce, approderete in uno dei posti più ricercati di questa prima parte del 2017. La Toraia Gourmet, ultimo gioiello d’arte culinaria firmata La Toraia di Enrico Lagorio, ha da poco aperto un posto unico per la ben nota carne di hamburger – ci dicono – amata persino dall’imperatore del Giappone.

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Ad ogni modo se non siete tipi dai gusti facili niente paura, il nostro fedele accompagnatore non vede l’ora di sfoderare il proprio asso nella manica, forse il più sentito nonchè il più a portata di mano considerata la zona: La Giostra, pochi metri dopo l’interessante museo ebraico, è tutt’ora il locale più frequentato dalla famigerata E-Street band di Bruce Springsteen e dal Boss stesso, che qui è di casa...“e il proprietario, Soldano, è semplicemente magnifico. Un locale da pausa scenica.”

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Non potremmo però considerare la visita completa se non approfittassimo di tutti gli inviti ai peccati di gola e ai vizi “italiani” che la zona all’ombra di una delle massime realizzazioni del gotico in Italia – la basilica di Santa Croce appunto – ci continua ad offrire, provocandoci come un’amante focosa pazza di noi.

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Affiancando sacro e profano e dietro alle guglie della chiesa, a vostra scelta potreste optare per rimpinzarvi con una delle più clamorose pizze cittadine, “un angolo di paradiso per gli amanti della pizza” ci istruisce la nostra guida la cui acquolina è ogni minuto sempre più manifesta “si chiama la Divina Pizza”, e con dei buoni motivi aggiungiamo noi…oppure, oltrepassando il cavalcavia dell’Affrico, cercare l’insegna del “Povero Pesce” decantato dal “nostro uomo” come “un posticino di qualità, costantemente meta ambita”.
E non solo dagli appassionati di ostriche e salmoni, notiamo…nello stesso quartiere infatti  - Campo di Marte – svetta lo stadio Artemio Franchi, casa della Fiorentina e struttura che merita una visita a prescindere dalle proprie antipatie (o passioni) calcistiche. L’architettura particolarissima e vecchia di quasi un secolo infatti conserva ancora un suo fascino, sfoggiando i tratti tipici del Razionalismo italiano innovativi all’epoca della sua progettazione, negli anni ’30: a Firenze tutto sembra essere costruito a regola d’arte, stadio compreso, e noi siamo solo a metà del percorso…torneremo domani, attraversando l’Arno e deliziando i nostri sensi con le bellezze fiorentine della sponda destra del fiume.

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Un’ultima cosa, prima di salutarci e mentre attendiamo il nostro panino con il Lampredotto in uno dei baracchini più famosi del circondario, quello nella Loggia del Mercato Nuovo: abbiamo chiesto per pura curiosità agli anziani abitanti del luogo le origini del giglio, il famoso stemma di Firenze, ma sembra che ognuno abbia un’idea diversa sulla sua nascita…fatto divertente, ma la più bella che abbiamo sentito, come tutto il resto che ci circonda in questi giorni, ha a che fare con le divinità e con l’anno della fondazione romana della città, nel 59 a.C…era primavera, e le celebrazioni furono dedicate alla dea Flora. Il battesimo come “Florentia” e l’associazione con il fiore più delicato e nobile furono – secondo la leggenda – le più longeve conseguenze.

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Buona Firenze, buon Pitti, ci trovate al Padiglione E4!

Michele Pettene con la preziosa collaborazione di BasketKitchen

Tuesday, 06 June 2017 08:36

Sabato a Roma “The Essence of Marche”

Fabi Spa continua il percorso intrapreso con giornalisti, instagramers e bloggers marchigiani e nazionali, tutti
uniti nel raccontare le bellezze dei Sibillini. Con l’inaugurazione di una mostra fotografica collegata al progetto
#RipartidaiSibillini, in programma sabato 10 giugno dalle ore 18 al Palazzo Fabi in via del Babuino 16 a Roma,
l’azienda di Monte San Giusto apre un nuovo capitolo, il terzo in ordine di tempo, di un lungo progetto editoriale
legato alla qualità a tutto tondo, iniziato con FABI|COSEBUONE e proseguito con il progetto editoriale creato col
giornalista Andrea Braconi, La Nostra Terra.
http://www.fabishoes.it/category/la-nostra-terra/

Tartufi (Marnacchia - Amandola)

Tartufi (Marnacchia – Amandola)

“Fabi Spa è da sempre vicino al Territorio in cui opera – spiegano i responsabili dell’azienda -, questo perché l’armonia non è mai fine a se stessa: è necessario che abiti nella comunità che gli è propria, nel territorio che l’ha fatta nascere e l’ha vista crescere. Per Fabi la culla originaria del tendere verso la qualità e la bellezza ha un nome: Marche. Il territorio dove è stato posto il primo seme di un’idea, di quella creatività imprenditoriale che in 52 anni ha rappresentato un sogno diventato poi il fulcro attorno al quale abbiamo aggregato i nostri valori a quelli delle persone che hanno condiviso, e condividono, il nostro cammino”.

Salumi Monterotti (Sarnano)

Salumi Monterotti (Sarnano)

Da qui la scelta di sostenere il progetto #RipartidaiSibillini, scaturito nell’ottobre del 2016 da un media tour che
aveva visto protagonisti giornalisti, bloggers e instagramers locali e nazionali intenti a vivere e raccontare un’area che, a causa del devastante terremoto del 24 agosto, aveva subito un grave contraccolpo in termini di presenze turistiche e prenotazioni.

Ideato dal blogger maceratese Luca Tombesi (raccontidellostomaco.it) e sostenuto da Instagramers Italia, dall’AITB
(Associazione Italiana Travel Blogger), da Confcommercio e Federalberghi Marche, il progetto ha cambiato forma
dopo le scosse del 26 e 30 ottobre 2016. Da quel momento, infatti, molti dei partecipanti al tour hanno iniziato a
raccontare le fasi successive, soprattutto concentrandosi in uno storytelling sulla resistenza di produttori, allevatori e
singoli cittadini che hanno scelto di rimanere a vivere sui Sibillini.

 Calabrò Carni (Visso)

Calabrò Carni (Visso)

Una narrazione costante, che settimana dopo settimana ha trovato visibilità da parte degli organi di informazione, sia
cartacei che online, e che soprattutto attraverso l’organizzazione di esposizioni fotografiche in diverse città (tra queste Fermo, Macerata e Verona, in occasione del Vinitaly) ha permesso di raccogliere fondi per sostenere realtà dei territori colpiti, come il Giardino delle Farfalle di Cessapalombo.

Al gruppo iniziale si sono aggiunti nel tempo professionisti del mondo della fotografia, videomakers, altri giornalisti,
altri bloggers ed instagramers che hanno raccolto e continuano a raccogliere testimonianze e materiale, oggi veicolati
dal portale ripartidaisibillini.it.

Circa 50 le foto che verranno esposte fino al 4 luglio all’interno del Palazzo Fabi e che saranno acquistabili dietro
donazione di 20 euro. Il ricavato verrà utilizzato dagli ideatori di #RipartidaiSibillini per sostenere un nuovo progetto benefico a favore delle popolazioni terremotate.

In occasione della vernice romana di #RipartidaiSibillini – oltre alla presenza di formaggi, salumi, olio, biscotti
e vini di produttori dell’area terremotata – la Fabi accompagnerà l’evento con 6 cocktails abbinati alla collezione
FABI|ESSENZE realizzati in collaborazione con Radiobar Milano e il bartender Marco Dognini e la presenza di un Maestro Artigiano che svelerà i segreti di una buona calzatura fatta a mano.

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Palazzo Fabi

Via del Babuino 16 – 00187 Roma

The Essence of Marche
Sabato 10 Giugno_2017 H18 – 23

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