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Wednesday, 16 May 2018 12:12

La storia del colore, dall’antichità ad oggi

Rosso, blu, verde, giallo. Colori, tinte, mondi che racchiudono anni di storia. Una lunghissima storia che comincia in tempi più antichi e arriva ai giorni nostri, incamerando nelle sfumature anni e anni di cambiamenti e rivoluzioni. L’impiego dei colori, infatti, quelli naturali s’intende, ha un passato davvero antico e ha svolto un ruolo importante in molte civiltà. Inizialmente lo si estraeva dalle piante, era la natura a dare la possibilità di aggiungere un tocco in più al bianco e nero. I greci non usavano dei nomi precisi e fissi per indicare i diversi tipi di colore, ma li indentificavano in base alla limpidezza o tenebrosità. Platone, oltre al bianco e al nero, tra i colori primari aggiunge anche il rosso splendente. Il pensiero greco che vedeva i colori divisi tra chiaro e scuro, rimase invariato anche durante il Medioevo. Nel Rinascimento però, Leonardo Da Vinci, continuava a vedere nel bianco e nel nero gli estremi della gamma cromatica, ma iniziò un interessante studio sulla distinzione delle tinte prodotte dalla luce e dalle ombre. Poi Goethe, nell’Ottocento, teorizzò che non era la luce a produrre i colori, ma al contrario essendo “primari”, consistono nell’interazione della luce con il buio.

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Con i colori naturali un tempo si tingevano i filati, si realizzavano cosmetici e si dava una tinta alle pietanze. La modernità negli anni ha cambiato le cose e ha visto la nascita dei colori sintetici. La scoperta del primo colore sintetico sembra sia attribuita a William Henry Perkin, intorno al 1856, per produrre il viola.
La differenza tra le tinte ricavate dalla natura e il colore industriale è molta. La natura non prevede processi chimici nell’estrazione e la composizione del colore è totalmente biodegradabile ed ecocompatibile. Un altro valore aggiunto dei colori naturali è sicuramente la resa: a differenza dei colori chimici penetrano meglio nella fibra, soprattutto in quella di origine animale come la lana e la seta e si fissano meglio. La differenza è immensa e si sente. Indossando un abito, calzando una scarpa tinta con colori naturali il benessere fisico si avverte.

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L’assenza di metalli pesanti evita allergie o particolari fastidi. Per questo, nonostante nel tempo si sia passati all’utilizzo della chimica, oggi si ricerca sempre di più il passato. Il maggior interesse verso il prodotto di origine naturale parte proprio dal consumatore che richiede un cambiamento. Di conseguenza le aziende si adeguano e rendono la produzione più consona alla domanda. Ma come si tingono naturalmente i tessuti? La maggior parte dei procedimenti racchiudono fasi difficoltose e complesse, in molti casi serve, infatti, un mordente che possa fissare le sostanze alle fibre. Per realizzare un buon lavoro vanno seguite delle regole. E’ importante l’utilizzo dell’acqua, quella demineralizzata e piovana darà risultati migliori. Per le fibre tipo canapa, lino e cotone, è utile aggiungere un cucchiaio di carbonato di sodio. E’ importante bagnare il materiale prima di immergerlo nel processo di mordenzatura e poi di tintura, sapendo anche che le fibre di origine animale hanno una maggiore affinità coi colori naturali, rispetto a quelle di origine vegetale. Trucchi per tinteggiare una stoffa rigorosamente naturale che poi può essere utilizzata in molti modi, anche, per esempio, per produrre una scarpa moderna, particolare e originale.

Thursday, 03 May 2018 12:08

Viaggio nell’orto botanico di Urbino

Piante, fiori, elementi naturali. Anche quando si parla di colori e tinte, tutto ha una storia antica e che rimanda alla natura. In Italia lo studio del colore è una materia indagata da molto tempo ormai e in alcuni centri, come Urbino, uno dei luoghi più importanti del rinascimento ancora oggi è al centro di studi e ricerche.
E, a proposito di natura, nel centro storico di questo borgo marchigiano ha sede un orto botanico di grande interesse. La più antica notizia dell’esistenza di orti botanici in Italia si ha con Plutarco, nel periodo classico. Le piante e la natura, fin dai tempi più remoti, erano la fonte principale di sostanze terapeutiche e l’interesse per questa materia continua nel tempo con la realizzazione di giardini botanici che racchiudono piante non solo medicinali, ma anche erbe utilizzate per scopi scientifici e didattici.

Guado

Guado

Ad Urbino la nascita dell’orto botanico si deve al professsor Giovanni De Brignoli che nel lontano 1809 iniziò ad insegnare botanica proprio in questo giardino. La struttura negli anni è diventata sempre più importante anche grazie all’inserimento, per volere del professore, di piante esotiche provenienti da tutto il mondo, e oggi si estende per oltre 2 mila metri quadri divisi in tre terrazzamenti.

Terrazza Giardino Botanico

Una visita per gli amanti della natura è d’obbligo. Passeggiando per il giardino ci si immerge nelle più disparate specie di piante di cui, grazie ad alcuni cartelli esplicativi, è possibile conoscerne la tipologia e la provenienza geografica.

Reseda

Reseda

Aperto al pubblico avvicina tutti ad un grande patrimonio in un interessante percorso tra piante, erbe e fiori che caratterizzano l’ambiente in cui viviamo e che sono alla base anche di molte evoluzioni moderne. Come l’utilizzo del colore che torna ad essere ricavato dalla natura come vuole la più antica tradizione.

ORTO BOTANICO DELL’UNIVERSITA’
Via Donato Bramante, 28, 61029 Urbino PU

PH NORIS COCCI

Thursday, 29 March 2018 10:28

Il colore: dalla natura alla scarpa

Il colore influisce sulle emozioni, cambia gli stati d’animo, soddisfa il gusto estetico e in natura spesso è anche un importante vantaggio per l’animale o la pianta, che riesce ad esprimerlo e a cambiarlo.
La natura è il punto di partenza di tutto, anche delle tinte, che fin dall’antichità si ricavavano proprio dall’essenza di quello che c’era.
E oggi, che si tende a tornare al passato, alle tradizioni più radicate, anche il colore può tornare ad essere davvero natura.
Un progetto ambizioso, un’idea colma di poesia e studio che si riversa nell’artigianalità della scarpa e, passo dopo passo, si muove verso il futuro.

Schizzi di colore naturale - ph Noris Cocci ©

Schizzi di colore naturale – ph Noris Cocci ©

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Mix di elementi, quello che è stato e quello che sarà, per proporre, nell’era delle macchine, qualcosa di unico.
Fin dai tempi più antichi le stoffe si tingevano in maniera naturale, ricavando il colore dalle piante, dagli insetti, dai fossili. Le prime tracce di questo utilizzo risalgono addirittura al Neolitico; in Mesopotamia gli Egizi coloravano con grandissima abilità il lino ed era la natura ad aiutarli.

Tadrart Acacus- Fezzan, Libia. Disegni rupresti - ph Noris Cocci ©

Tadrart Acacus- Fezzan, Libia. Disegni rupresti – ph Noris Cocci ©

Il nero, per esempio, si ricavava dal carbone, ma anche dalle ossa degli animali triturate, oppure dalle scaglie d’avorio riscaldate. Il rosso veniva dalla terra o dalla robbia, una radice che serviva per ricavare la tinta rosso/marrone. Il blu nasceva lavorando il guado, che in Italia si comincia ad utilizzare intorno al XIV secolo proprio in Umbria, a Gualdo Tadino (da questa pratica il paese prende il suo nome).

I colori estratti dalle piante tintorie venivano utilizzati sia per i tessuti, sia per i dipinti; se ne trovano testimonianze negli affreschi rinascimentali.
Il colore, mille sfumature possibili: per dare un tocco in più ad un dipinto, ad un oggetto, ad un accessorio.
Per dare unicità ad una scarpa, così come ha pensato di fare Fabi. Perché la tinta è l’elemento che caratterizza una creazione che, grazie alla ricerca, allo studio e alla voglia di fare qualcosa di nuovo, si colora per mezzo della natura.

Boschi, Abadia di Fiastra (MC) - ph Noris Cocci ©

Boschi, Abbadia di Fiastra (MC) – ph Noris Cocci ©

Con grande attenzione alla sostenibilità ambientale, Fabi utilizza colori rinnovabili, estratti in maniera manuale e applicati a tampone con una pezza di cotone, imprimendo la tomaia con l’essenza ricavata dalle piante tintorie.
Un progetto ambizioso, che come tutti i sogni che si desiderano è davvero diventato realtà.

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