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Tuesday, 06 June 2017 08:36

Sabato a Roma “The Essence of Marche”

Fabi Spa continua il percorso intrapreso con giornalisti, instagramers e bloggers marchigiani e nazionali, tutti
uniti nel raccontare le bellezze dei Sibillini. Con l’inaugurazione di una mostra fotografica collegata al progetto
#RipartidaiSibillini, in programma sabato 10 giugno dalle ore 18 al Palazzo Fabi in via del Babuino 16 a Roma,
l’azienda di Monte San Giusto apre un nuovo capitolo, il terzo in ordine di tempo, di un lungo progetto editoriale
legato alla qualità a tutto tondo, iniziato con FABI|COSEBUONE e proseguito con il progetto editoriale creato col
giornalista Andrea Braconi, La Nostra Terra.
http://www.fabishoes.it/category/la-nostra-terra/

Tartufi (Marnacchia - Amandola)

Tartufi (Marnacchia – Amandola)

“Fabi Spa è da sempre vicino al Territorio in cui opera – spiegano i responsabili dell’azienda -, questo perché l’armonia non è mai fine a se stessa: è necessario che abiti nella comunità che gli è propria, nel territorio che l’ha fatta nascere e l’ha vista crescere. Per Fabi la culla originaria del tendere verso la qualità e la bellezza ha un nome: Marche. Il territorio dove è stato posto il primo seme di un’idea, di quella creatività imprenditoriale che in 52 anni ha rappresentato un sogno diventato poi il fulcro attorno al quale abbiamo aggregato i nostri valori a quelli delle persone che hanno condiviso, e condividono, il nostro cammino”.

Salumi Monterotti (Sarnano)

Salumi Monterotti (Sarnano)

Da qui la scelta di sostenere il progetto #RipartidaiSibillini, scaturito nell’ottobre del 2016 da un media tour che
aveva visto protagonisti giornalisti, bloggers e instagramers locali e nazionali intenti a vivere e raccontare un’area che, a causa del devastante terremoto del 24 agosto, aveva subito un grave contraccolpo in termini di presenze turistiche e prenotazioni.

Ideato dal blogger maceratese Luca Tombesi (raccontidellostomaco.it) e sostenuto da Instagramers Italia, dall’AITB
(Associazione Italiana Travel Blogger), da Confcommercio e Federalberghi Marche, il progetto ha cambiato forma
dopo le scosse del 26 e 30 ottobre 2016. Da quel momento, infatti, molti dei partecipanti al tour hanno iniziato a
raccontare le fasi successive, soprattutto concentrandosi in uno storytelling sulla resistenza di produttori, allevatori e
singoli cittadini che hanno scelto di rimanere a vivere sui Sibillini.

 Calabrò Carni (Visso)

Calabrò Carni (Visso)

Una narrazione costante, che settimana dopo settimana ha trovato visibilità da parte degli organi di informazione, sia
cartacei che online, e che soprattutto attraverso l’organizzazione di esposizioni fotografiche in diverse città (tra queste Fermo, Macerata e Verona, in occasione del Vinitaly) ha permesso di raccogliere fondi per sostenere realtà dei territori colpiti, come il Giardino delle Farfalle di Cessapalombo.

Al gruppo iniziale si sono aggiunti nel tempo professionisti del mondo della fotografia, videomakers, altri giornalisti,
altri bloggers ed instagramers che hanno raccolto e continuano a raccogliere testimonianze e materiale, oggi veicolati
dal portale ripartidaisibillini.it.

Circa 50 le foto che verranno esposte fino al 4 luglio all’interno del Palazzo Fabi e che saranno acquistabili dietro
donazione di 20 euro. Il ricavato verrà utilizzato dagli ideatori di #RipartidaiSibillini per sostenere un nuovo progetto benefico a favore delle popolazioni terremotate.

In occasione della vernice romana di #RipartidaiSibillini – oltre alla presenza di formaggi, salumi, olio, biscotti
e vini di produttori dell’area terremotata – la Fabi accompagnerà l’evento con 6 cocktails abbinati alla collezione
FABI|ESSENZE realizzati in collaborazione con Radiobar Milano e il bartender Marco Dognini e la presenza di un Maestro Artigiano che svelerà i segreti di una buona calzatura fatta a mano.

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Palazzo Fabi

Via del Babuino 16 – 00187 Roma

The Essence of Marche
Sabato 10 Giugno_2017 H18 – 23

Friday, 24 March 2017 15:27

DI VULCANELLI, DI PROFILI E DI LUCE

Ex insegnante, Stefano si diverte a spalancare agli occhi dei visitatori ogni angolo del territorio di Monteleone di Fermo, in modo particolare le aree dove insistono questi suggestivi punti di fuoriuscita, sia quelli già noti, sia quelli scoperti di recente.

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“È un fenomeno geologico che mi ha sempre incuriosito”, mi spiega mentre batte sul terreno. “Ultimamente si è discusso molto della loro correlazione con il terremoto, soprattutto dopo quanto avvenuto il 18 gennaio e la successiva fuoriuscita di fango nella zona di Santa Vittoria in Matenano. Sicuramente, le scosse facilitano questa situazione, ma alla stessa stregua dell’azione dell’acqua o della pressione interna delle sacche”.

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Resta la suggestione, chilometro dopo chilometro, dei mutamenti lungo il fiume Ete Vivo, a volte persino dentro lo stesso letto. Macchie, flussi e accumuli che se visti con una scala visiva diversa richiamano canyon e insenature ad altre latitudini. Ma è proprio la dimensione ridotta il valore aggiunto di questo patrimonio scientifico, geologico e naturale, è nella sua piena fruibilità che si amplifica il richiamo ad una passeggiata che di ordinario non ha nulla.

Ma Stefano è anche capace di farti rialzare lo sguardo, di indicarti – sempre con quel suo inseparabile bastone – la raffinata dolcezza di un colle, il perfetto restauro di un casolare abbandonato (e acquistato da qualche facoltoso turista d’oltreoceano), i profili dei borghi limitrofi. E la luce, al limite della perfezione, che si adagia sul centro storico di Monteleone.

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E ti accompagna, con una competenza rara, dentro la Madonna della Misericordia, una chiesa romanica del XV secolo che custodisce opere di scuola crivellesca, come davanti a punti imprescindibili quali la torre civica o la sede comunale. Proprio lì, dove fino al 16 aprile, resteranno in mostra le opere di artisti e fotografi marchigiani, capitanati dalla pittrice maceratese Letizia Ciccarelli. Un’esposizione, “Incrollabili”, che da il senso di quella resistenza umana e storica che negli ultimi mesi contraddistingue sempre di più questa regione.

È l’ora del tramonto e Monteleone di Fermo regala una magia che ipnotizza sguardo e voce. Una magia che vi invito a respirare, magari in occasione delle Giornate del FAI di Primavera che, sabato 25 e domenica 26 marzo, toccheranno proprio questo prezioso scrigno. E per qualsiasi aiuto, mettevi alla ricerca di un bastone sporco di fango.

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ANDREA BRACONI

Friday, 17 March 2017 10:33

I passi ( e i salti) insieme

“Papà, ma tu esattamente che mestiere fai?”. È proprio quell’avverbio che ti mette in difficoltà, perché sai che devi dare una risposta inequivocabile. E perché la scrittura non è mai collocabile in un ambito determinato. È liquida, si mescola a percezioni. La scrittura fluttua tra dimensioni differenti, ognuna delle quali è sempre pronta ad intersecarsi con l’altra.

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Una di queste è proprio l’essere genitore. Un “mestiere” anch’esso. Il più armonico.

E quando fai incontrare il padre e il giornalista, a poche ore dal 19 marzo, non possono che ricongiungersi tutte le storie vissute attraversando la tua terra, insieme.

Storie di uova. Storie di palloni ricorsi. Storie di calici accarezzati e di balle di fieno. Persino la stupefacente scoperta dell’abbandono di uno spazio.

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E ricordi l’istante in cui lo scatto è stato superato dalla meraviglia, dal riuscire a cogliere una parola nuova, da un’interrogativo improvviso e spiazzante.

Ricordi il sapore della sabbia del tuo mare, “che poi papà appartiene a tutti”.

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Non puoi e non vuoi dimenticare il pianto sotto un affresco, non per l’indifferenza di fronte ad un piccolo capolavoro ma perché la fame ha la precedenza.

In questo pentolone di memorie fumanti ci sono i passi verso la grotta della Sibilla, i colori serpeggianti sotto la pioggia, il silenzio preso per mano dalle gradinate di un teatro romano, quel nascondersi tra onde di un verde lucente, le tavole di un palcoscenico consumato, l’aquilone spinto verso Oriente.

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E infine il riposo, che ti fa esplodere il cuore.

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Allora auguri, cari papà. E festeggiate sempre il privilegio di vivere questo “mestiere”. Senza bisogno di sfogliare un calendario.

Tuesday, 14 March 2017 09:46

BISOGNA RIPOSARSI OGNI TANTO, IN QUESTA VITA

Mi chiedono di raccontare le Marche e, possibilmente, di dare voce a quegli eroi della quotidianità che hanno fatto e stanno facendo grande questa terra.

E io mi sforzo di incrociarli, questi eroi. Ad ogni passo, anche il più piccolo. Sono tante le storie che ho raccolto in questi anni e che avrò modo di far respirare qui. E tante quelle che mi sono state accennate, lungo strade ancora sconosciute.

Poi, però, ci sono quelle giornate in cui ti metti alla ricerca soltanto di te stesso. E per riposarti – sì, per riposarti! – ti catapulti fuori dal letto di mattina presto, scegliendo l’ovest come direzione. Lì, dove tra le montagne dell’Appennino si nascondono gemme inestimabili.

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Riposarsi, infatti, per chi vi scrive significa soprattutto osservare, frugare tra i colori, rimanere in silenzio al centro di un sentiero. Così, nei primi giorni di marzo, attraverso Fiegni, una frazione di Fiastra, nel Maceratese. Poco sopra il lago artificiale alimentato dal fiume Fiastrone, dal belvedere della Ruffella indosso i miei scarponi e inizio a scendere verso uno dei punti più incantevoli dei Sibillini.

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Lo strepitio dei sassi che si mescola al vento di fine inverno. Il profilo della diga sul lato destro, accarezzato dall’ondulazione dell’acqua. Gli alberi che si fanno tetto. La pendenza che piega le gambe, ma non il desiderio. Una Fiat Panda al margine. Il bianco e il rosso che ti spingono, incrocio dopo incrocio.

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A mezz’ora dalla meta, però, quel saluto rimette tutto in discussione. E prende forma quell’eroe a cui non avrei mai pensato di stringere la mano.

“Sto tagliando la legna per casa, per il mio focolare, anche se quest’anno ci ha mandato via il terremoto”. Mario, che di anni ne ha “parecchi, più di 70”, abitava proprio a Fiegni prima che le scosse di ottobre gli lesionassero la casa, mentre lui era fuori in giardino, con le piante che si toccavano e le colonne dei cancelli che sembravano spostarsi. “Ballavi sotto e te sgrullava sopra, una cosa incredibile! Adesso sto a Polverina, mia figlia è sposata laggiù e io vengo qui perché l’aria di montagna fa sempre bene”. Ha tantissima terra, Mario, e altrettanti ettari di bosco. Sale per tagliare minuziosamente il legname, ma sempre con una certezza: “a mezzogiorno vado a casa, mi cambio e faccio un bel pranzo”.

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Ed è sempre lui che dopo essersi tolto il guanto da lavoro, avermi stretto la mano e asciugato quella lacrima tra le sue profonde rughe, mentre provo a riprendere il ritmo tra pietre e arbusti mi grida: “bisogna riposarsi ogni tanto, nella vita”. Già, il riposo, quella sensazione alla quale entrambi diamo, senza conoscerci, lo stesso significato. E che ti spinge ad arrivare, nel mezzo della settimana, lasciando i tuoi appunti alle spalle, davanti alla fragile maestosità delle Lame Rosse. E lì cambiano i suoni, con la mole di ghiaia che detta ritmo e tempo. Il fenomeno erosivo (e anche il sisma) trasforma stagione dopo stagione questa porzione dai colori penetranti, senza però mutarne il fascino e quel magnetismo unico. Rimango diversi minuti ad coglierne i riflessi, così come l’immobilismo della neve nascosta all’interno. Mentre si percepisce quel rotolare, continuo ed armonico, quasi come un canto.

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Al ritorno Mario non c’è più. E non c’è neanche la sua Panda bianca, con la quale si muove tra questi boschi per trasportare il legname. Ci sono però le cataste di rami e tronchi, tagliati perfettamente e lasciati lì per essere caricati domani. Partendo ancora da Polverina. È come se quel cumulo volesse mostrare che c’è qualcuno che, ogni volta, è costretto a piegarsi, per poi rialzarsi. Piegarsi, per poi rialzarsi. Riuscendo a trovare in questi movimenti il proprio riposo.

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ANDREA BRACONI

Wednesday, 01 February 2017 10:17

La neve che ovatta e che ci cambia

Del gennaio che ci siamo appena lasciati alle spalle rimarranno le immagini degli enormi disagi provocati dalle nevicate e la paura per un mercoledì di nuove scosse. Situazioni che hanno sfiancato, oltre ai cittadini, l’intero sistema di emergenza a partire dagli amministratori locali. Poi, quando un’apparente quiete è tornata a manifestarsi, si è cercato di riappropriarsi di una quotidianità  fatta di lavoro e di passioni.

Nicola Pezzotta e Stefano Properzi, al loro incondizionato amore per la montagna diversi anni fa hanno trovato una casa. Per la precisione un blog, coninfacciaunpodisole.it, nel quale insieme ad altre amiche e amici raccontano le Marche camminando. E da poco più di due anni hanno iniziato ad organizzare passeggiate, anche durante il periodo invernale. Perché proprio l’area dei Sibillini, così duramente provata, riesce a regalare esperienze indelebili, con paesaggi che grazie alla neve cambiano continuamente.

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All’inizio Nicola preferiva un meritato “letargo”, per ripartire a marzo. Ma la montagna, quando è dentro di te, arriva a mancarti. Così, con l’attrezzatura giusta lentamente si è reso conto di come determinati scorci siano impagabili. “La bellezza della neve che ovatta tutto e cambia tutto – ci racconta -, che addolcisce il paesaggio e lo trasforma. I boschi, dove la neve è sempre fresca e camminare è a dir poco entusiasmante. Fino ad alcuni punti ricoperti dal ghiaccio: immagini magnifiche, uniche, che ti cambiano la prospettiva”.

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Ai piedi quelle ciaspole che danno quasi un senso di libertà, nonostante la fatica sia duplice rispetto alle situazioni senza neve.

Come attrezzatura consiglia sempre scarponi impermeabili e ghette da aggiungere sopra i pantaloni, per non bagnarsi fino al ginocchio. Sopra sempre meglio vestirsi a cipolla, con una giacca a vento invernale o un antivento, meglio se anche antipioggia. Perché in quota d’inverno con temperature rigide e vento, la tempetura percepita si abbassa ancora di più. E non dimenticare mai guanti, cuffia e occhiali da sole per proteggersi da una luce molto intensa. Non dimentica, Nicola, quel sopralluogo a Castelluccio, all’inizio del 2016, con un temperatura che raggiunse i meno 20 gradi mentre sul piano, dove le condizioni sono diverse rispetto alla quota, si arrivò a toccare il record storico di meno 35.

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Quando alle bevande, “portarsi sempre un qualcosa di caldo, tipo un thermos di caffè bollente che aiuta a riprendersi”. Consigli che gira, settimanalmente, alle decine di persone che partecipano alle uscite organizzate insieme a Stefano. Tranne che sul cibo (“Non sono la persona migliore per un consiglio perché sono affezionatissimo ai miei panini”), la meticolosità è una delle sue caratteristiche più evidenti. Come per il monitoraggio delle aree in concomitanza di eventi sismici. “Dopo le scosse con Stefano cerchiamo di studiare per capire dove si può andare in sicurezza e dove no. Abbiamo completamente escluso le gole, dove d’inverno si aggiunge anche il rischio valanghe, poi andiamo a cercare zone dove non c’è troppa pendenza e dove i movimenti della neve sono quasi nulli. Inoltre, guardiamo sempre le strade se sono aperte o meno. Pensiamo a quella chiusa che collega Visso ad Ussita: lì in alto ci sono zone tranquille ma non c’è modo di arrivarci, quindi rinunciamo e optiamo per altri punti dell’area”.

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Perché è sempre meglio ascoltare, dice, quella percezione di quando è il momento giusto e quando non lo è affatto, pur con la consapevolezza che le persone hanno desiderio e bisogno di andare lì, di divagarsi, ma anche di incontrare chi è stato colpito dal terremoto. Camminando – e la storia recente di Nicola lo insegna – si cambia e si arriva a guardare tutto in maniera diversa, più vera. E senza preclusioni. Basta lasciare andare le proprie ciaspole.

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I PROSSIMI APPUNTAMENTI NELLE MARCHE

- sabato 4 febbraio: Sibillini al tramonto, ciaspolata sui Piani di Ragnolo

- domenica 12 febbraio: Sibillini, ciaspolata al Santuario di Macereto

 ANDREA BRACONI

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